Il caffè… oltre la tazzina

Il caffè è una bevanda nota sin dall’antichità, inventata in posti remoti e lontani, nonché una delle più amate d’Italia. Come riporta il quotidiano online ilfattoalimentare.it, i cittadini del Bel Paese ne consumano in media 6 kg a testa ogni anno, al di sopra della media mondiale (di 4 kg e mezzo), ma non abbastanza da conquistarsi il primato. Infatti, per quanto riguarda il consumo pro capite, l’Italia si colloca al 13° posto. Al primo c’è invece la Finlandia, che si conferma il più grande consumatore di caffè, con una media per abitante di 12 kg all’anno. Ciò per cui lo Stivale si distingue in positivo è il fatto di essere la patria del caffè espresso e di aver mantenuto il prezzo a tazzina tra i più bassi d’Europa nonostante l’aumento generalizzato dei costi.

Miti e convinzioni errate da confutare

Sebbene gli italiani (napoletani in primis) abbiano l’orgoglio e il vanto di essere tra i massimi esperti mondiali di caffè di qualità, da Nord a Sud non mancano di circolare falsi miti ed errate convinzioni che limitano il consumo consapevole di questa bevanda e che inficiano la possibilità di gustarla al meglio.

 

Le più diffuse, segnalate e sfatate una a una dalla Specialty Coffee Association (e in particolare dalla delegazione nazionale Sca Italy), riguardano l’amarezza (erroneamente considerata direttamente proporzionale alla qualità del prodotto), la manutenzione della moka (che secondo alcuni non andrebbe mai lavata), i presunti effetti dannosi sullo stomaco e la data di scadenza o meglio il cosiddetto Tmc o “Termine minimo di conservazione” (che non tassativo ma piuttosto è collegato alla carica aromatica dei chicchi e, ancor di più, della polvere macinata).

L’amarezza fatta dolce

Tra macchiati, cappuccini e numerose varianti a base di cioccolato, latte condensato o panna, caramello e creme dolci di vario tipo, il caffè si trasforma spesso in fine pasto goloso per quando si ha voglia di dolce ma non si vuole esagerare con le calorie (anche perché la materia prima di base ne apporta solo 2 a tazzina!).

 

Ma oltre a queste preparazioni da bere, ci sono anche numerosi dessert che vedono questo ingrediente come protagonista. Un esempio sono i biscotti di pasta frolla al caffè, tanto semplici quanto gustosi, in cui la piacevole amarezza tipica della bevanda si trasforma in una coccola per il palato.

Un grande classico, con variazioni

Per quanto i puristi si dimostrino piuttosto intransigenti per quanto riguarda le modalità di preparazione, di servizio e di consumo del caffè, non si può negare che esso sia una bevanda “culturale”, la cui concezione e il cui utilizzo variano da Paese a Paese, da popolo a popolo.
Infatti non solo nel panorama globale esistono diverse varietà di caffè, differenti modalità di tostatura dei chicchi e varie tecniche di estrazione e torrefazione, ma anche il risultato finale viene declinato in modo diverso a seconda dell’ambito in cui il caffè viene impiegato e delle abitudini del pubblico che dovrà consumarlo.

Come spiegato bene in questo articolo dedicato ai più noti caffé (e bevande a base di caffè) diffusi in Europa, solo nel Vecchio Continente si distinguono il caffè macchiato (tipico del Portogallo, dove è chiamato Pingado), il marocchino (frutto di un vero e proprio melting-pot di ricette, accomunate dalla creazione di vari strati di caffè, schiuma di latte e cacao dolce o amaro), il caffè Viennese (una ricetta antica che si prepara con un bel ciuffo di panna e con un’abbondante spolverata di cacao amaro in superficie), quello corretto all’italiana (con l’aggiunta di grappa o sambuca) o all’irlandese (arricchito con un goccio di panna liquida e Whisky).

 

Da Oltreoceano proviene invece il Long Black o “caffè americano” nonostante sia probabilmente originario della Nuova Zelanda (che può essere preparato in diversi modi ma in sostanza non è che un doppio espresso allungato con acqua bollente).