Cinque consigli da non perdere per chi inizia a coltivare cannabis autofiorente

Cinque consigli da non perdere per chi inizia a coltivare cannabis autofiorente

La coltivazione casalinga della cannabis è una pratica sempre più diffusa. Nei casi in cui si parte da zero e non si ha molto budget a disposizione, si sceglie spesso di comprare semi autofiorenti. La narrazione dominante in merito a queste sementi, che hanno iniziato la loro scalata verso il successo mondiale attorno ai primi anni del terzo millennio non senza ostacoli, porta molte persone a pensare, erroneamente, che coltivarli sia banale. Più facile e meno dispendioso rispetto alla coltivazione della cannabis fotoperiodica lo è sicuramente, ma non certo banale.

Ecco, nelle prossime righe, cinque consigli che è il caso di tenere presenti se si ha intenzione di non sbagliare nella coltivazione di cannabis autofiorente.

La gestione dell’acqua e dei nutrienti

Quando ci si approccia alla coltivazione della cannabis autofiorente, uno dei primi aspetti da prendere in considerazione riguarda la gestione dell’acqua e dei nutrienti. Per quanto riguarda la prima, è importante non esagerare. Non bisogna dimenticare che, rispetto alla cannabis fotoperiodica, le autofiorenti danno piante più piccole che, in virtù di ciò, se vengono sovraccaricate dal punto di vista idrico possono vedere la loro integrità compromessa. Alla luce di ciò, è importante bagnare solo quando ci si accorge che il terreno è asciutto.

Parliamo ora dei nutrienti, la cui quantità deve essere gestita tenendo conto, dal punto di vista della quantità, della metà di quanto necessario per le piante fotoperiodiche.

Entrando nel vivo della tipologia di nutrienti necessari alla cannabis autofiorente, ricordiamo che, nel corso della fase vegetativa è particolarmente necessario l’azoto. Come mai? Per via del suo ruolo fondamentale nella crescita delle foglie e degli steli. Nel momento in cui la fase vegetativa lascia il posto alla fioritura, l’azoto deve essere messo in secondo piano a favore di fosforo e potassio.

La scelta del vaso

La scelta del vaso è indubbiamente cruciale nel momento in cui si decide di coltivare cannabis autofiorente. Non ci sono indicazioni scritte sulla pietra da questo punto di vista. Un aspetto fondamentale da tenere in conto riguarda il fatto che la tipologia di piante che stiamo descrivendo non tollera tanto i rinvasi. In virtù di ciò, è il caso di focalizzarsi da subito verso soluzioni sufficientemente capienti. I breeder esperti raccomandano di optare per un range compreso tra i 7/8 e i 15 litri.

L’importanza del drenaggio del terriccio

Alle prime armi nella coltivazione della cannabis light? Non dimenticarti di fare attenzione al corretto drenaggio del terriccio, importante soprattutto quando si ha a che fare con le coltivazioni indoor. Sono diverse le modalità da considerare quando si tratta di ottimizzarlo. Una delle più diffuse è il ricorso all’argilla espansa inerte. In particolare quando è associata alla fibra di cocco, è in grado di fare miracoli dal punto di vista della creazione, nel terriccio, di sacche d’aria. Grazie a esse, chiaramente, l’acqua passa più agevolmente. Inoltre, le radici hanno la possibilità di espandersi in maniera più efficace e rapida.

Focus sulle luci

Anche se, a differenza della cannabis fotoperiodica, quella autofiorente non è fortemente vincolata ai cicli di luce – ciò è dovuta alla presenza, negli ibridi, della cannabis ruderalis, varietà di origine siberiana capace di crescere anche in condizioni climatiche avverse e in paesaggi poco soleggiati – l’aspetto dell’illuminazione non può essere messo in secondo piano.

I cicli da chiamare in causa sono diversi e, tra questi, rientra lo schema 18/6, tra i più apprezzati dai breeder esperti. Per quel che concerne gli apparati veri e propri, sono sempre di più i coltivatori che si orientano verso i LED di ultima generazione.

Tecniche di training? No, grazie!

A differenza delle fotoperiodiche, le piante di cannabis autofiorente non si prestano bene a tecniche di training, soprattutto quelle ad alto stress. Il motivo? Il loro ciclo di crescita molto breve.